Il Kyoto Club e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA) ha di recente pubblicato il suo sesto report sulla situazione della mobilità sostenibile in Italia, con risultati non certo entusiasmanti per il nostro Paese, ancora molto distante dagli obiettivi indicati dall’Unione Europea da raggiungere entro il 2030.
Il report ha evidenziato in particolar modo una situazione ancora molto carente per quanto riguarda il trasporto pubblico, una delle principali fonti di inquinamento, tenendo conto dei dati relativi alla mobilità e alla qualità dell’aria delle 14 città metropolitane della Penisola nel 2022.
Nello specifico, ciò che è mancato alle nostre metropoli è il ritorno alla mobilità pubblica che, dopo la forte riduzione relativa al periodo della pandemia da Covid19, le cui restrizioni hanno ovviamente portato a un drastico abbassamento del numero dei passeggeri, non ha fatto registrare quella ripresa che ci si poteva attendere, con l’auto e gli spostamenti privati che la fanno ancora da padroni. Per quanto riguarda invece l’utilizzo della bicicletta o la mobilità attiva a piedi, una relazione potrà essere fatta solo più avanti, con dati consolidati.
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I ritardi delle città italiane
Rispetto ai parametri comunitari da raggiungere entro il 2030, vale a dire la riduzione del numero dei veicoli, la promozione degli spostamenti in bicicletta o a piedi e il potenziamento del trasporto pubblico elettrico, molte città urbane presentano ancora un forte ritardo, come evidenziato dal rapporto che ha indicato il cosiddetto “deficit di mobilità sostenibile”, analizzando anche il numero di piste ciclabili rispetto al numero di abitanti, la qualità e la diffusione del servizio di sharing (biciclette, monopattini e motorini elettrici) e il tasso di motorizzazione.
Sulla base di questi risultati, MobilitAria ha redatto una classifica rispetto agli obiettivi UE del 2030, che mirano a una graduale ma decisa decarbonizzazione delle città, facendo emergere un grande divario tra le realtà del Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno, con Milano che è la città che si è comportata meglio, pur facendo registrare ancora un -32% rispetto al target. L’area che invece ha le peggiori performance è Catania, con un divario pari addirittura al -76%.
Per quanto riguarda la ripartizione modale, il paramento che tiene conto della quota di trasporto sostenibile rispetto a quello inquinante, vediamo che Milano è quella che ha dimostrato di avere la statistica migliore in termini di mobilità condivisa, con le altre città come Firenze, Torino, Roma, Venezia, Napoli e Bologna che rientrano nei primi 7 posti delle 14 metropoli prese in esame. Mentre le sette posizioni più basse sono tutte ad appannaggio dal sud con una sola eccezione, trovando Messina, Reggio Calabria, Cagliari, Bari, Palermo e, per l’appunto Genova.
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I livelli di PM10 in Italia
Come intuibile, a fronte di una mobilità sostenibile limitata, si verificano in Italia costanti sforamenti dei livelli di PM10 nell’aria, mettendo a rischio anche la salute dei nostri cittadini.
Considerando sempre le 14 aree metropolitano oggetto di indagine, si nota che i maggiori sforamenti giornalieri si sono verificati a Torino, con addirittura 98 performance oltre i limiti rispetto ai 35 consentiti. Dietro il capoluogo piemontese, Milano con ben 84, seguita da Venezia e Cagliari, entrambe con 70.
Di poco fuori dal consentito, con 36 sforamenti, Roma e Napoli.