La sostenibilità e le tematiche ambientali sono ormai parte integrante delle strategie dei governi internazionali che hanno messo la salvaguardia dell’ambiente e delle persone al centro delle proprie agende con l’obiettivo di rendere il Pianeta un luogo più vivibile e lasciare alle nuove generazioni un futuro più radioso e meno incerto. Non fa eccezione l’Italia che, allo stesso modo, ha da tempo intrapreso il percorso verso questo cambiamento epocale, modificando i paradigmi industriali e ponendo in essere alcune azioni concrete che possono davvero fare la differenza, oggi come domani.
In questo contesto, un ruolo cruciale per il raggiungimento dei traguardi ecologisti è rappresentato senza dubbio dalla viabilità sostenibile attraverso la strutturazione e programmazione di progetti ad hoc per ridurre l’inquinamento e le emissioni nocive, specie in quelle zone in cui il flusso di mezzi e il traffico stanno divenendo ingestibili, rendendo la vita dei cittadini sempre meno sopportabile. Tra le città che sono maggiormente orientate a risolvere queste criticità, troviamo senza dubbio Firenze che ha deciso di rivoluzionare completamente la mobilità cittadina, realizzando un progetto ambizioso denominato “Scudo Verde”. Vediamo di cosa si tratta.
Cos’è lo Scudo Verde di Firenze
Voluto dall’attuale Sindaco di Firenze Dario Nardella, lo Scudo Verde è un piano realizzato dal Comune per rendere il capoluogo toscano una delle città meno inquinate d’Italia. Il progetto ha l’obiettivo di limitare il transito e l’accesso delle auto inquinanti all’interno del Comune, per ridurre i livelli di emissioni nocive e migliorare la vita dei cittadini, prefigurando la possibilità di pagamento di un pedaggio per i veicoli che maggiormente impattano negativamente sulla qualità dell’aria.
Lo Scudo Verde, approvato dalla Giunta Comunale nel 2020, prevede la creazione di un’infrastruttura di monitoraggio attraverso l’installazione di 81 telecamere di sorveglianza che controlleranno i flussi di auto in entrata e in uscita dalla città, con un investimento pari a circa 4 milioni e 400 mila euro, provenienti sia da Fondi UE (programma Pon Metro), sia da fondi Statali (Patto per Firenze) che da fondi comunali. Guardando ai dati previsionali, la completa messa in opera dello Scudo Verde, consentirà di abbattere più di 5mila tonnellate di anidride carbonica e oltre 3,3 tonnellate di Pm10 nell’area di Firenze, senza contare una considerevole riduzione del traffico cittadino.
Numeri che raddoppiano nel caso il progetto fosse allargato all’intera provincia, come sottolineato dal primo cittadino toscano. Per poter rendere effettivamente operativo il progetto, però, la sua realizzazione deve andare di pari passo con il Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile) attraverso il rafforzamento del trasporto pubblico, di quello ferroviario, tramvie, parcheggi e piste ciclabili, oltre alla strutturazione di una serie di incentivi per i cittadini per cambiare mezzo, come evidenziato nuovamente dal Sindaco Nardella.
Gli step dello Scudo Verde
Malgrado i propositi iniziali, per vedere il progetto Scudo Verde di Firenze definitivamente completato bisognerà attendere almeno fino al 2025. Dal giorno della sua approvazione, infatti, non sono mancate le proteste dei cittadini, così come dei Sindaci dell’area metropolitana del capoluogo toscano e dei rappresentanti delle categorie dei lavoratori, che hanno portato il Comune a dilatare i tempi. Nel frattempo, sono già iniziate le installazioni delle telecamere di sorveglianza in alcuni punti nevralgici di accesso alla città, al termine delle quali si darà il via alla prima fase.
In questo step, i sistemi si occuperanno di monitorare i flussi di veicoli da e verso Firenze, con una analisi che non sarà unicamente di tipo quantitativo (si parla di circa 270mila mezzi che entrano in città) ma anche e soprattutto di tipo qualitativo, per individuare quale tipologia di auto transita e il suo impatto a livello di inquinamento atmosferico.
Nel 2024, secondo le intenzioni del Comune, si potrà avere una mappa dettagliata sul traffico a Firenze, mentre nel 2025, ma più realisticamente nel 2026, si passerà alla seconda fase, le cui modalità devono essere ancora discusse, lasciando sul piatto sempre la possibilità di un pedaggio. Ritardi che per adesso mantengono calmi i rapporti tra Comune e soggetti coinvolti, ma che hanno attirato l’irritazione da parte degli enti e delle associazioni ambientaliste.